Com'è dura ammettere la sconfitta. Com'è dura sedersi accanto alla realtà. Dentro bruci di dolore, e nonostante i referti medici lo confermino nessuno ti crede. La gente, le istituzioni, la medicina... diventa superficiale. Ad un certo punto ti siedi in mezzo al silenzio e alla gente che dice che non è così, ti senti il vuoto attorno e fai due conti: SONO SOLA, sola col mio dolore fisico e morale.
Nel cuore della notte non ho altro sfogo che questo mio spazio creato virtualmente. Qui, almeno, posso piangere e sfogare il mio dolore, nessuno me lo censurerà, almeno credo.
Ieri mi sono resa conto che la battaglia che vivo ogni giorno servirà, forse, fra cento anni, ma a me, egoisticamente parlando, serve ora!
Non ho più voce, non ho più gola per gridare. Vorrei che tutto finisse, così, come per magia, come speravo da piccola, quando mi trovavo nei guai, quando credevo ai cartoni animati e alle serie tv. Unico mio grande rammarico e di far vivere la mia vita d'inferno ai miei cari, a mio marito che adoro e che morirei se dovessi perdere.
Perdere: il verbo giusto per un periodo giusto.
HO PERSO.
Ho perso con la peggiore nemica delle donne: l'Endometriosi.
Ho perso le giornate, le passeggiate che vivevo in passato. Ho perso l'arcobaleno, un tempo sempre presente nei miei occhi. Ho perso il verde delle mie campagne che esploravo in bicicletta. Ho perso il mio diritto al lavoro, mio unico sostentamento. Ho perso gli amici, stanchi di sentirmi lamentare. Ho perso il futuro, dove la mia mente si proiettava a nuove mete, come quei sogni che probabilmente non vedrò mai realizzati, ma che saranno il silenzioso motore di un'intera vita. Un giorno, all'improvviso, non cerchi più le cause, le ragioni, i perchè. Cominci semplicemente a danzare, a vivere e morire in quel silenzio dentro il cuore (...).
Nessuno ti crede, è questa è la realtà. Non te ne importa niente se gli amici, i parenti, i conoscenti lo fanno. Sono le persone che contano alla Nazione che non lo fanno: i politici, i deputati, i dottori... L'Italia va' a rotoli anche perché un malato non viene creduto e viene umiliato. Giustificazioni fredde fanno si che questo Paese esca a testa alta da una dura vergogna. Ed io alla Nazione gli chiedo: "E' sacrificio patriottico avere emorragie, soffrire di dolori cronici ed essere operata ogni tot di tempo? Vivere una vita con una malattia recidivante fa onore alla patria? E' Italia questa, quella che negli uffici pubblici come AUSL e INPS ti umiliano e ti deridono perché pensano sia una malattia immaginaria? E' Italia questa? Sbatterti i documenti in faccia e liquidarti con un: ...quando avrai la resezione del retto o ti viene un tumore ne riparliamo? E' Italia questa? Umiliare le donne, le tue donne, che tanto hanno fatto per la crescita del Paese?". Mi rivolgo ai Deputati, ai Senatori, ai Ministri, soprattutto al Ministro della Salute, al Presidente della Repubblica, che sono anche loro padri, zii, nonni, dottori: e se fosse accaduto a vostra figlia, vostra madre, vostra moglie? Così la lascerete soffrire? Senza una legge che le tuteli, senza un esenzione di diritto, sola con il suo dolore? Questa è l'Italia?
Sono delusa. Ne vale la pena essere italiani?
Lux