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mercoledì 28 agosto 2013

La triste realtà: nessuno ti crede...SEI SOLA

 
Com'è dura ammettere la sconfitta. Com'è dura sedersi accanto alla realtà. Dentro bruci di dolore, e nonostante i referti medici lo confermino nessuno ti crede. La gente, le istituzioni, la medicina... diventa superficiale. Ad un certo punto ti siedi in mezzo al silenzio e alla gente che dice che non è così, ti senti il vuoto attorno e fai due conti: SONO SOLA, sola col mio dolore fisico e morale.
Nel cuore della notte non ho altro sfogo che questo mio spazio creato virtualmente. Qui, almeno, posso piangere e sfogare il mio dolore, nessuno me lo censurerà, almeno credo.
Ieri mi sono resa conto che la battaglia che vivo ogni giorno servirà, forse, fra cento anni, ma a me, egoisticamente parlando,  serve ora!
Non ho più voce, non ho più gola per gridare. Vorrei che tutto finisse, così, come per magia, come speravo da piccola, quando mi trovavo nei guai, quando credevo ai cartoni animati e alle serie tv. Unico mio grande rammarico e di far vivere la mia vita d'inferno ai miei cari, a mio marito che adoro e che morirei se dovessi perdere.
Perdere: il verbo giusto per un periodo giusto.
HO PERSO.
Ho perso con la peggiore nemica delle donne: l'Endometriosi.
Ho perso le giornate, le passeggiate che vivevo in passato. Ho perso l'arcobaleno, un tempo sempre presente nei miei occhi. Ho perso il verde delle mie campagne che esploravo in bicicletta. Ho perso il mio diritto al lavoro, mio unico sostentamento. Ho perso gli amici, stanchi di sentirmi lamentare. Ho perso il futuro, dove la mia mente si proiettava a nuove mete, come quei sogni che probabilmente non vedrò mai realizzati, ma che saranno il silenzioso motore di un'intera vita. Un giorno, all'improvviso, non cerchi più le cause, le ragioni, i perchè. Cominci semplicemente a danzare, a vivere e morire in quel silenzio dentro il cuore (...).
Nessuno ti crede, è questa è la realtà. Non te ne importa niente se gli amici, i parenti, i conoscenti lo fanno. Sono le persone che contano alla Nazione che non lo fanno: i politici, i deputati, i dottori... L'Italia va' a rotoli anche perché un malato non viene creduto e viene umiliato. Giustificazioni fredde fanno si che questo Paese esca a testa alta da una dura vergogna. Ed io alla Nazione gli chiedo: "E' sacrificio patriottico avere emorragie, soffrire di dolori cronici ed essere operata ogni tot di tempo? Vivere una vita con una malattia recidivante fa onore alla patria? E' Italia questa, quella che negli uffici pubblici come AUSL e INPS ti umiliano e ti deridono perché pensano sia una malattia immaginaria? E' Italia  questa? Sbatterti i documenti in faccia e liquidarti con un: ...quando avrai la resezione del retto o ti viene un tumore ne riparliamo? E' Italia questa? Umiliare le donne, le tue donne, che tanto hanno fatto per la crescita del Paese?". Mi rivolgo ai Deputati, ai Senatori, ai Ministri, soprattutto al Ministro della Salute, al Presidente della Repubblica, che sono anche loro padri, zii, nonni, dottori: e se fosse accaduto a vostra figlia, vostra madre, vostra moglie? Così la lascerete soffrire? Senza una legge che le tuteli, senza un esenzione di diritto, sola con il suo dolore? Questa è l'Italia?
Sono delusa. Ne vale la pena essere italiani?
Lux
 

domenica 25 agosto 2013

Crociera

 
Ovunque si legga, si racconta, si dice, si afferma che la crociera è il viaggio più bello del mondo…. Cosa posso dire in merito? Io penso che in assoluto non esiste un viaggio e quindi un posto per “più al mondo”. Ogni posto, ogni viaggio è il più bello per chi il mondo vuole conoscere, capire e vivere. Per cui... Per quel che mi riguarda il viaggio in nave è stato un bel viaggio, una bella crociera e sono proprio i suoi particolari scenari che scorrono lenti durante la navigazione a renderla unica, ma ogni angolo di mondo è bello.
Io ne ho fatte ben due e ne farei ancora altre, perché in una sola settimana hai molte tappe e molti luoghi da visitare.
Come ho detto nel post de "I consigli della nonna" voglio fare la zingara! Ormai la mia vocazione l'ho capita quale è. Credevo fosse la pasticceria, lavorare per il sociale... NO! Voglio viaggiare! Voglio vivere la mia vita conoscendo il mondo e non trascurando gli angoli e gli scorci più belli dove viviamo! Il nostro mondo è bellissimo ed io voglio scoprirlo. In fondo cosa mi rimane? Dio mi ha tolto tutto! Ma mi ha lasciato la cosa più preziosa per cui vivo: mio marito! Lui è d'accordo con me sul trascorrere la vita raggiungendo le "Cascate Paradiso" del film UP.

sabato 24 agosto 2013

L'ultima lettera

Questa lettera fu trovata dall'infermiera dell'ospedale sotto il cuscino di un giovane appena deceduto.
"Cara mamma, da alcuni giorni riesco a stare seduto sul letto solo per mezz'ora e per il resto della giornata sono immobilizzato. Il cuore non vuole più battere. Stamattina presto il professore ha detto qualcosa che suonava come 'essere pronto'. Per che cosa? Certo è difficile morire giovani! Devo essere pronto al fatto che all'inizio della settimana sarò un trapassato: e non sono pronto. I dolori scavano in modo quasi insopportabile, ma ciò che mi sembra davvero insopportabile è che non sono pronto.
La cosa peggiore è che, quando guardo il cielo, è buio. Diventa notte, ma non brilla sopra di me nessuna stella nella quale io possa immergere lo sguardo. Mamma, non ho mai pensato a Dio, ma ora sento che esiste ancora qualcosa che non conosciamo, qualcosa di misterioso, un potere nelle cui mani cadiamo, al quale dobbiamo dare delle risposte. E la mia pena è che non so chi è.
Se solo lo conoscessi! Mamma, ricordi come tu, con noi bambini, camminavi nel bosco, nell'oscurità che stava calando, incontro al papà che tornava dal lavoro?
A volte ti correvamo davanti e ci vedevamo improvvisamente soli. Avanzavano dei passi nell'oscuritá: che paura dei passi sconosciuti! Che gioia quando riconoscevamo che quel passo era quello del papà che ci amava. E ora, nella solitudine, sento ancora dei passi che non conosco. Perchè non li conosco?
Mi hai detto come mi devo vestire e come mi devo comportare nella vita, come mangiare, come cavarmela. Ti sei occupata di me e non ti sei stancata di tutta questa preoccupazione.
Ricordo che tu, la notte di Natale, andavi a Messa con i tuoi bambini. Mi ricordo anche della preghiera della sera che qualche volta mi suggerivi. Ci hai sempre indirizzati all'onestà. Ma tutto questo ora per me si scioglie come neve al sole. Perché ci hai parlato di tante cose e non ci hai detto nulla di Gesù Cristo? Perché non mi hai fatto conoscere il suono dei suoi passi, in modo che fossi in grado di accorgermi se è lui che viene da me in quest'ultima notte e nella solitudine della morte? In modo che io sapessi se quello che mi aspetta è un Padre! Come potrei morire in modo diverso...".

"Caro Dio, perché non hai salvato la piccola bambina uccisa nella sua classe?
Distinti saluti, uno studente preoccupato...".
La risposta: "Caro Studente Preoccupato, nelle scuole non mi è permesso entrare. Distinti saluti, Dio".

"Vietato l'ingresso ai cani e a Dio" è il cartello più diffuso oggi.

venerdì 16 agosto 2013

Bisognerebbe seriamente riflettere su quello che pensiamo degli immigrati oggi

 
ITALIANI
«Generalmente sono di piccola statura e di pelle scura.
Molti puzzano perché tengono lo stesso vestito per settimane.
Si costruiscono baracche nelle periferie.
Quando riescono ad avvicinarsi al centro affittano a caro prezzo appartamenti fatiscenti. Si presentano in 2 e cercano una stanza con uso cucina. Dopo pochi giorni diventano 4, 6, 10.
Parlano lingue incomprensibili, forse dialetti. Molti bambini vengono utilizzati per chiedere l'elemosina; spesso davanti alle chiese donne e uomini anziani invocano pietà, con toni lamentosi e petulanti.
Fanno molti figli che faticano a mantenere e sono assai uniti tra di loro. Dicono che siano dediti al furto e, se ostacolati, violenti. Le nostre donne li evitano sia perché poco attraenti e selvatici, sia perché è voce diffusa di stupri consumati quando le donne tornano dal lavoro.
I governanti hanno aperto troppo gli ingressi alle frontiere ma, soprattutto, non hanno saputo selezionare tra coloro che entrano nel paese per lavorare e quelli che pensano di vivere di espedienti o, addirittura, di attività criminali».

Fonte: Relazione dell'Ispettorato per l'immigrazione del Congresso degli Stati Uniti sugli immigrati italiani, ottobre 1919.

Foto: migranti italiani in Alabama 1936