Mameli, eroe si, autore no!
Quando si ascolta l’inno nazionale italiano, almeno per chi italiano è, batte forte il cuore e un brivido su tutta la pelle del corpo si avverte per le emozioni che suscita, scaturite, forse dalle situazioni che in quel momento si stanno vivendo (ad esempio: la premiazione di un atleta, il giuramento di fedeltà alla patria da parte dei nostri militari). L’inno di una nazione è come il suo vessillo, il suo emblema, la sua carta d’identità. L’inno nazionale suscita spirito di abnegazione per la propria patria, di appartenenza al proprio popolo, ma soprattutto incita fratellanza. Ma chi è l’autore dell’inno nazionale italiano? Sicuramente per la maggior parte degli italiani la risposta sarebbe scontata e direbbero senz’altro che l’opera è di Goffredo Mameli, poeta e patriota nato a Genova nel 1827 e morto da eroe a Roma nel 1849, dopo un’agonia di diciotto giorni dovuta all’amputazione di una gamba andata in cancrena. Tanto è frequente definire come inno nazionale italiano “l’inno di Mameli”. Ma è proprio lui il padre dell’inno nazionale italiano? Ottavio Rossani nel suo articolo “Ma che Mameli, Fratelli d’Italia è l’inno di Canata” uscito il 24/12/2002 sul “Corriere della sera” sostiene che “l’inno di Mameli non è di Mameli, ma di un padre scolopio. Il giovane Goffredo ricopiò in bella […]un testo scritto nel 1846 da padre Atanasio Canata e lo inviò nel novembre 1847 all’amico Michele Novaro che lo mise in musica”. Ad avvalorare la sua tesi, scrive nel suo articolo di uno storico, Aldo Mola, che afferma : “lo scrittore non può aver scritto Fratelli d’Italia, il testo è troppo complesso, elaborato e pieno di riferimenti storici”. Sicuramente un giovane come Mameli non poteva avere tutte quelle conoscenze che probabilmente aveva Canata. Nello stesso articolo Ottavio Rossani scrive: “ c’è la testimonianza di padre Ameri. Lo stesso Mameli invia una lettera all’avvocato Giuseppe Canale, in cui mostra di padroneggiare poco la grammatica e la sintassi”. Quindi non era “farina del suo sacco”. Se Mameli fosse stato un nostro contemporaneo sicuramente avrebbe avuto richieste di risarcimento da parte di padre Canata, per aver violato i diritti d’autore e con buona probabilità avrebbe ricevuto un “ tapiro d’oro” da parte di quelli di “Striscia la notizia”. Ma “ padre Canata non protestò, per non sbugiardare l’eroe” afferma Rossano. Per quanto riguarda il componimento musicale è grazie a Michele Novaro che “Fratelli d’Italia” (inizialmente conosciuto come “ Canto degli Italiani”) è quell’inno così coinvolgente che tutti gli italiani amano e apprezzano. Ma molti si chiederanno: chi è costui? Nell’articolo “L’inno nazionale è soprattutto di Novaro, non soltanto di Mameli” l’autore afferma: “ colui che della musica dell’inno fu l’autore, Michele Novaro: chi sia egli, è vergognosamente trascurato anche dalle più piccole enciclopedie […] le quali ne omettono addirittura la voce “ Novaro Michele”. Quindi un perfetto sconosciuto per la maggior parte della gente, finito nel dimenticatoio e nell’ indifferenza. Una vera ingiustizia per chi dovrebbe avere gli onori e il merito di riuscire a mandare il “cuore in gola” agli italiani. Il merito di Mameli, quindi è solo quello di aver favorito la divulgazione dell’inno, grazie soprattutto alla sua fama di eroe del risorgimento, non certo per la sua onestà. Sarebbe però triste e umiliante pensare che la storia dell’inno d’Italia sia fondata sull’ omissione, sulla menzogna o peggio ancora sul furto. A questo punto, si potrebbe dire che il fine giustifica i mezzi, che Mameli, padre Canata e Novaro abbiano contribuito, ognuno a modo loro, a regalarci “L’Inno d’Italia” di cui gli italiani sono fieri ed orgogliosi.
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