
lunedì 22 novembre 2010

martedì 16 novembre 2010
Cassetta degli attrezzi
di animali favolosi (draghi, lupi, ecc...). Questo mondo fiabesco si integra, sotto certi aspetti, con quello reale: esistono infatti ne
lle fiabe, accanto a incantesimi e magie, anche situazioni verosimili (mestieri tradizionali, famiglie povere, giovani in cerca di fortuna e cosi via). L'intreccio fra magia e realtà non provoca alcun turbamento, dato che tutto ciò che rientra nella sfera del meraviglioso viene accettato sia dai personaggi delle fiabe sia dai lettori come qualcosa di naturale.
al quale ci troviamo fin dall'inizio trasportati in una dimensione dove il tempo, lo spazio e tutte le altre convenzioni umane hanno poca rilevanza. Il ritorno dal mondo meraviglioso della fiaba a quello della realtà è talora segnalato da formule di congedo di vario tipo, per esempio: Stretta la foglia, larga la via,/ dite la vostra, che ho detto la mia, oppure, chi non lo crede, paghi un tallero o ancora e vissero felici e contenti fra mille godimenti; a quelle nozze anch'
io ci sono stato, e ciambelle a bizzeffe ho mangiato.
titudini, le fiabe si ripetono secondo uino schema che rispecchia gli aspetti e le tappe fondamentali della vita dell'uomo, sia pure in chiave magica e favolosa. Ritroviamo infatti nelle fiabe: la nascita, che colloca l'individuo in condizioni favorevoli o sfavorevoli, il distacco dalla casa paterna e le prove da superare per diventare maturo, la divisione degli esseri viventi in ricchi e poveri che non ne altera la sostanziale uguaglianza, la persecuzione di un innocente, l'amore, il condizionamento di forze complesse, interne ede esterne, e lo sforzo per liberarsene da soli o con l'aiuto degli altri, la scoperta che la virtù e la bellezza autentiche possono talora essere nascoste sotto un'apparenza umile e sgradevole. A differenza di quanto accade nella realtà, nel mondo fiabesco, però, il bene è sempre ricompensato, i cattivi primi o poi v
engono puniti, il male è sconfitto.- La storia comincia con la descrizione della situazione iniziale;
- l'eroe (o l'eroina) si allontana da casa per un viaggio, per cercare i mezzi di sostentamento, per adempire ad un incarico, ecc.;
- Inizia una serie di peregrinazioni durante le quali hanno luogo le più svariate avventure;
- L'eroe incontra un'antagonista, rappresentato da una persona "cattiva", che per contrastarlo riccorre all'inganno, alla magia, alla violenza;
- L'eroe cade nel tranelllo preparato dall'antagonista;
- L'eroe si trova nella necessità di superare una prova;
- L'eroe fruisce dell'aiuto di uno o più personaggi, un aiutante o più aiutanti;
- Superato l'ostacolo l'eroe ritorna a casa in una situazione migliore di quella iniziale;
- L'antagonista, il cattivo è punito;
- La vicenda in molte fiabe si conclude con le nozze regali dell'eroe.
I "motivi" sono dei temi ricorenti che fanno parte del mondo fiabesco e danno vita a innume
revoli trame. Tra i motivi più frequenti ricordiamo: la matrigna cattiva, l'animale parlante, tre sorelle o tre fratelli, di cui l'ultimo è buono e gli altri sono malvagi, la casetta nel bosco, gli stivali magici, la bacchetta magica, l'intervento di un personaggio riconoscente, la trasformazione di un essere umano in animale, ecc...
Il linguaggio che viene usato nelle fiabe è usualmente semplice, caratterizzato da frasi e periodi tendenzialmenti brevi, dalla prevalenza della coordinazione sulla subordinazione e dei discordi diretti su quelli indiretti. Il lessico è quotidiano e riflettere esperienze e modi di dire propi del mondo popolare, anche se nelle fiabe raccolte e riscritte da persone di cultura appaiono qua e là parole un pò più ricercate.
Come abbiamo detto, le fiabe sono narrazioni anonimetramandati oralmente da narratori popolari; non sono mancati, però, scrittori, che, attingendo a questo patrimonio, gli hanno dato forma letteraria, arricchendo e variando le versioni originarie. E' il caso di Charles Perrault, dei fratelli Grimm, di Hans Christian Andersen; i quali, affidandole alla scrittura, hanno reso famose le storia di Cappuccetto Rosso, di Biancaneve, di Cenerentola, della Sineretta, e inumerevoli altre.
giovedì 11 novembre 2010
La sera dell’11 novembre, e per gli altri 3 giorni successivi è tradizione mangiare le castagneLa castagna in acqua cotta prende il nome di ballotta,
Antichi sapori di festa :
Fatele bollire per 30 – 40 minuti. Nell’aria si sprigionerà un aroma particolare, di festa e di gioia. Sarà u
no dei primi sapori che annunciano il Natale ormai vicino…Ricordiamo che non avremo mai sul fornello di casa la fragranza delle caldarroste fatte alla brace del venditore all’angolo della strada, salvo usare il nostro caminetto a legna o di una brace al barbeque.
Procuriamoci delle castagne buone, scegliendole una ad una per accertarci c
he siano senza alcuna macchia o buco, poi con un coltellino affilato “castriamo” i marroni, intaccando la superficie e praticando un taglio di circa 4 cm di lunghezza fino alla polpa.Usiamo la padella bucherellata per cuocerle, usando il fornello a gas frapponiamo una piastra di ferro alla padella per non bruciarle. Mettiamo tutte le castagne nella padella e facciamo arrostire a fuoco lento girandole spesso. A cottura avvenuta togliamole dalla padella e mettiamole in un panno caldo.
Vi voglio raccontare la leggenda che tutte le sere dell’11 Novembre la nonna raccontava.Tutti conoscono la storia di San Martino che spezzò in due il mantello per donarlo ad un mendicante che in verità era poi il Signore, ma forse pochi conoscono quella che si ricordava tanto tempo fa nella notte tra il 10 e l’11 Novembre, soprattutto nelle campagne, a grandi e piccini riuniti nella stalla, riscaldati dal fiato delle mucche. Un anziano sedeva sulla sedia, raccoglieva tutti d’intorno e cominciava a raccontare, mentre fuori faceva freddo, c’era nebbia e tirava forte forte il vento... Man mano che il racconto si faceva più terrificante, ci si stringeva stretti stretti e si ascoltava col cuore in gola… C’era una volta una povera famiglia di contadini che non riusciva ad avere un bambino. Erano talmente stanchi e disperati che avrebbero accettato di tutto : anche far patto col diavolo. Infatti una notte l’uomo sognò un signore tutto vestito di nero, ma molto elegante che disse : Concederò a tua moglie di avere un bambino, ma la notte che compirà diciott’anni verrò a prenderlo e sarà mio. Al mattino il pover’uomo raccontò tutto alla moglie e con tanta tristezza decisero di accettare.. Passarono gli anni e il bimbo divenne grande: era la consolazione e il bene della famiglia. I due anziani genitori quasi non ricordavano l’accordo, ma l’11 novembre quando il ragazzo doveva compiere proprio i diciott’anni furono presi dalla paura. Fuori era freddo, ululava il vento e c’era tanta neve: si chiusero in casa, sbarrarono tutte le finestre e spensero le candele. Ad un certo punto sentirono bussare alla porta e una voce gentile disse : Vi prego, ho tanto freddo... Fatemi entrare! Sono un povero viandante, non vi disturberò. Loro però non aprirono. Il viandante bussò 3 volte, finchè la terza volta mossi a compassione aprirono e videro entrare un vecchietto magro magro e tutto rattrappito, coperto da un tabarro (mantello) lungo lungo… Si mise vicino al fuoco del caminetto seduto sulla sedia, sorrise, ringraziò dell’ospitalità e cominciò a riposare. Le ore passarono lente lente e giunse mezzanotte… Si sentirono tre colpi fortissimi sul tetto: “Bum…Bum…Bum!!” e dopo uno spaventoso silenzio una voce cupa e cavernosa domandò :
"Chi è?"
I dolori della Madonna
Le undici verginelle
I dodici Apostoli
ve ricerca sul significato di tale detto. Ecco cosa è emerso:San Martino aveva appena dodici anni quando, contro la volontà dei suoi genitori, che credevano negli dei di Roma, si fece battezzare e divenne cristiano. La legge romana lo obbligava a entrare nell’ esercito come suo padre, così, malgrado fosse un tipo molto pacifico, dovette diventare soldato. Su di lui si raccontano molte leggende. La più famosa è questa:
nno, mentre usciva da una delle porte della città francese di Amiens, dove viveva, vide un povero vecchio, mezzo nudo e tremante per il freddo. Martino si impietosì e sguainò la spada, tagliò il suo bel mantello di lana e ne diede la metà al povero. Immediatamente il sole si mise a scaldare come in estate. Per questo, si chiama l’estate di San Martino quel periodo agli inizi di novembre in cui spesso accade che la temperatura si faccia più mite.Tradizionalmente durante questi giorni si aprono le botti per il primo assaggio del vino novello, che solitamente viene abbinato alle prime castagne.
Detti popolari
L’estate di San Martino, tre giorni e un pocolino.
A San Martino, si veste il grande e il piccino.
Buon San Martino



