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sabato 21 settembre 2013

Il tè: storia, tradizione e curiosità della bevanda nazionale victoriana

 
Prima di iniziare preciso di essere un assidua consumatrice di tè al limite della droga fisica
o dell'iniezione per via endovenosa. Signore e signori state parlando con una drogata del tè, che odia il caffè.
 Mi piace e me lo bevo. Così ho pensato di approfondire una delle mie bevande preferite e ho fatto una ricerca tra vari blog e ho fatto un copia-incolla di tutto quello che mi piaceva e volevo far conoscere.
Ci sono molti vizi al mondo è questo è il mio: bere una tazza di tè, soprattutto caldo, sorseggiato piano, con alla finestra un autunno che fa da quadro al tepore di casa e la magia che ne emana.

Il tè può essere considerata la bevanda più consumata nel mondo dopo l'acqua, è universale e allo stesso tempo particolare, specialmente con le tradizioni che caratterizzano questo rituale in ciascun paese.
Particolarmente consumato negli stati dell'Estremo Oriente, ovvero Cina, Giappone, Corea, Malesia, Indonesia e Tailandia specialmente nella versione da noi chiamata verde, è altrettanto diffuso in Europa nei paesi anglosassoni e in Olanda, qui però nelle sue varianti essiccate.

Generalità
La parola deriva dal cinese min (pronuncia tei) contrassegnato dal carattere .
Questa radice cinese sta alla base della parola con cui la bevanda viene identificata in molte lingue, ovvero: malese, danese, inglese, spagnolo, svedese, yiddish, ebraico, cingalese, tamil, finlandese, francese, italiano, lettone, tedesco, olandese e ungherese.
Dalle pronunce piuttosto simili del carattere cinese 茶 nei dialetti settentrionali (Pinyin: chá) derivano i nomi del tè in: giapponese, persiano, arabo, turco, russo, portoghese, ceco, slovacco, serbo, hindi, tibetano e romeno.
In italiano è corretto chiamare questa bevanda con l'ultima lettera accentata sebbene sia monosillabico, per distinguerlo da "te", pronome.
È generalmente considerata corretta anche la dicitura the, in questo caso scritta rigorosamente senza accento; la variante thè è invece un francesismo da debellare visto che l'accento su un monosillabico, in italiano, si mette solo nel caso vada distinto: nella nostra lingua non ci sono altre parole di significato confuso scritte the. La forma corretta rimane , le H inutili sono solo un vizio di forma ormai, visto che è stata appositamente creata la parola necessaria e, direi, anche da diverso tempo. 
La magia del tè che ha stregato tante persone da diventare quello che è adesso, sta tutta nelle foglie di una pianta, la stessa pianta: la Camellia sinensis.
Da questa particolare variante di camelia, nasce tutto quello che noi conosciamo.
Per praticità i tè vengono suddivisi in sei principali categorie
  • il tè nero,
  • il tè verde;
  • il tè oolong;
  • il tè bianco;
  • il tè giallo;
  • il tè postfermentato.
Una curiosità che mi è capitato di cogliere studiando un po' di coreano è l'inesattezza con cui in Europa e in America chiamiamo il tè verde, che i rammenta il colore VERDE, mentre in Corea del Sud, così come in Giappone, lo stesso tè non viene assimilato al verde, bensì al GIALLO, la radice ma che sta alla parola "tè verde in coreano" vuole infatti dire giallo, non verde.Tutte le diverse varietà derivano dalle foglie della medesima pianta, ma sono create attraverso trattamenti differenti e presentano diversi gradi di ossidazione (comunemente chiamata "fermentazione"). I tè neri sono tè "fermentati", i verdi sono tè "non fermentati" e gli oolong sono "semifermentati". Una volta essiccato il tè può essere ulteriormente lavorato.
Il fatto che così tanti aromi e gusti affascinanti provengano dalle foglioline di un'unica specie di pianta mi affascina moltissimo.
Il maggiore produttore di tè del mondo è la Cina che si occupa della coltivazione di Lung Ching, Gunpowder, Lu Mu Dan, Shui-Hsien, Ch'i-Men Mao Feng, quasi tutte qualità di tè verde: essendo in Europa piccoli consumatori di questa variante, non siamo avvezzi ad adoperare particolari nomenclature al riguardo come facciamo invece per i tè essiccati.
Dopo la Cina abbiamo l'India, dove viene coltivato l'Assam, il Darjeeling e il Nilgiri. Anche il Giappone svolge un ruolo importante nella produzione di alcune qualità (Bancha, Matcha, Sencha e Gyokuro), anche quest'ultime sono qualità di tè verde, come ci ricorda il loro nome che finisce per cha (la radice cinese nel dialetto del Nord pinyin di cui abbiamo parlato poc'anzi).
In Europa il tè viene coltivato nelle isole Azzorre, la sua produzione è limitata e ci si limita all'importazione dall'Oriente: l'Europa è il primo importatore mondiale di tè.
 
Storia del tè in Europa
Il tè ha origine cinese e da sempre viene coltivato negli sterminati campi da tè, nei lunghi filari e nei terrazzamenti delle località collinose.Si può dire che la storia del tè sia stata tutta orientale fino al Cinquecento circa, anni in cui, per la prima volta, portoghesi e olandesi entrano in contatto con la cultura del Giappone ed iniziano ad importare alcune delle tipicità di quei luoghi: spezie, tè, ecc.
 La Compagnia Olandese delle Indie Orientali è stata la prima importatrice di quella che diventerà subito una bevanda di gran moda in tutta l'Europa, surclassando il caffè ed entrando di prepotenza tra le corti europee e tra i popolani.
L'approvazione per il commercio delle foglie di tè venne data dalla Regina Elisabetta I in persona che acconsentì allo smercio nei suoi territori.
Sulla scia del successe venne creata la Compagnia Britannica del Tè.
Questo ingresso ad effetto sarà quello che garantirà il suo posto al sole nelle più rigide tradizioni inglesi, tanto che risulta davvero difficile immaginarci un inglese senza il tè delle cinque.

Il tè era una bevanda universale, consumata da tutti. Mentre nelle classi alte era consumato per moda, in quelle povere era la necessità a spingere le persone a berlo, l'elevato contenuto di teanina, un eccitante come la caffeina, costituiva infatti un valido aiuto per operai ed operaie che passavano la vita nelle fabbriche a lavorare quattordici ore al giorno, infondeva calore ed energia per proseguire con il proprio mestiere un giorno dopo l'altro, tutta la vita fino alla morte e qualsiasi fosse il mestiere fatto, era comunque duro e difficile e provava nel corpo e nella mente per la sua ripetitività. Il tè risulta inoltre un ottimo antiossidante e fornisce validi aiuti contro malattie come dissenteria, tifo e colera, particolarmente diffuse in passato e che colpivano particolarmente la classe operaia.
I nobili sorbivano il tè da pregiate porcellane cinesi o tedesche (Meissen, Rosenthal, ecc), tazze piuttosto piccole come le nostre da caffè e munite di piattino, i poveri invece si accontentavano delle mug, quelle che diventeranno poi le tazze più diffuse al mondo, fatte di semplice ceramica, più grandi e di forma cilindrica e sprovviste di sottotazza.
Il tè sarà protagonista di uno degli episodi storici più famosi della Storia Americana, il Boston Tea Party, quando i coloni del Nuovo Mondo, indignati per gli iniqui dazi imposti dal governo della madrepatria su importazioni ed esportazioni, si rivoltarono gettando nel porto di Boston le casse di tè e iniziarono la loro ribellione contro l'Inghilterra. La fine di tutto, sappiamo quale sia stata.
 Ma sarà nell'Ottocento che, persa l'America, l'Inghilterra costituirà un vero e proprio impero commerciale oltre che coloniale, importando ed esportando, commerciando e facendo affari con tutto il mondo.
L'Inghilterra di Vittoria sarà un paese politicamente aggressivo, forte e rampante sotto molti punti di vista, si creeranno le nuove fabbriche del tè in Inghilterra e in India, la maggiore colonia britannica, si selezioneranno nuove specie di camelia per soddisfare i raffinati palati dei victorians e si installera un autentico mercato del tè.
 Le fabbriche e i depositi di tè erano situati quasi tutti sulle rive del Tamigi, dove i grandi importatori come Twining's e Fortnum and Mason's avevano i loro depositi.
Nelle fabbriche del tè lavoravano solo donne, soprattutto ragazze, queste svolgevano lavori psicologicamente logoranti, come confezionare tutto il dì scatolette di tè con un peso medio, incollarci sopra le etichette e ricominciare tutto da capo.
Ecco cosa scrive Jennifer Donnelly nel suo libro I giorni del tè e delle rose:
"Il giorno prima nel reparto miscelazione, al piano superiore, avevano preparato due tonnellate di Earl Grey che doveva essere confezionato entro mezzogiorno. Cinquantacinque ragazze avevano avuto cinque ore per confezionare ottomila scatole. Ci si poteva riuscire dedicando due minuti a ciascuna scatola.
Minton però sosteneva che due minuti fossero anche troppi e si piazzava a turno dietro a ciascuna delle ragazze per prendere il tempo, schernirle e intimidirle. Il tutto per guadagnare qualche manciata di secondi".
Come spesso accadeva, il lavoro in fabbrica era autentico sfruttamento. Le operaie venivano multate se parlavano tra di loro, se fischiettavano o se sollevavano lo sguardo dal loro lavoro. Analogamente c'era una detrazione dallo stipendio per ogni volta che si dovevano allontanare per andare in bagno.
Si lavorava in piedi per cinque ore fino a che le gambe si addormentavano, racconta Fiona, la protagonista del libro di prima, o, se non lo eri, il dolore cominciava lentamente dalla caviglia proseguiva fino alla spina dorsale, straziandoti.
I sindacalisti all'epoca erano multati e chi era scoperto a parteggiare per una organizzazione sindacale perdeva il lavoro: lo sciopero non era contemplato, non lo era l'insubordinazione e quanti altri diritti hanno ancora (forse) i lavoratori moderni. Anche se, con le recenti opinioni espresse da certuni ministri, più che passi avanti ne stiamo facendo indietro.
Quello delle ragazze del tè non era un buon lavoro, anche malpagato perchè lo stipendio era di 7 scellini a settimana: le scatolette da mezza libbra di tè che venivano preparate erano per i borghesi e i benestanti, tutti gli altri compravano il tè a peso nelle drogherie, a seconda delle proprie necessità, e si accontentavano della seconda o terza scelta, di un tè mescolato e senza sapore.
Siamo nel 1889, questo era il mondo poco più di un secolo fa.
Quando parliamo dell'epoca vittoriana, per quanto affascinante possa essere stata, credo sia giusto mostrarne anche i lati negativi: non idealizziamola, non c'erano solo balli e feste e fidanzamenti, ma purtroppo anche cose orribili ed è nostro dovere ricordarle per far sì che non si debbano ripetere mai più e che il valore delle persone e il loro lavoro sia tenuto nella debita considerazione.
 
La cerimonia del tè inglese
La cerimonia del tè vittoriana era davvero un evento sociale
Come tale, era tenuto in altissima considerazione.

I popolani sorbivano il tè a qualsiasi ora, specialmente dopo i pasti, qualsiasi occasione era ideale per consumarne una tazza e tirarsi un po' su.
I più ricchi, invece, lo consumavano ad orari prestabiliti. L'English breakfast, consumato ancora oggi, ha questo nome proprio perchè sorbito la mattina per colazione, solitamente una colazione all'inglese composta di porridge, beacon e uova. Si tratta di una qualità abbastanza forte che si sposa bene con il latte e lo zucchero, se si preferisce si può sostituire il latte con il limone, ma mai insieme! Altra cosa che non va mai servita con questo tè è la panna, assolutamente poco chic. A causa del suo aroma particolarmente strong, l'English Breakfast era servito solamente di mattina, eccezione fatta per gli irlandesi che, si sa, nella cultura inglese sono dei pecoroni incivili che sopportano di tutto, anche un English breakfast a pranzo ed era risaputo lo consumassero durante tutta la giornata.
Come esiste un English Breakfast, c'è anche un English Afternoon, caratterizzato da un blend di tè Assam, Darjeeling e di Ceylon (oggi Sri Lanka). Il suo gusto rotondo è adatto a qualsiasi ora della giornata, non solamente al pomeriggio come indica il nome.
Il secondo tè preferito del mondo moderno è l'Earl Grey (il mio preferito), un tipo di tè caratterizzato dal gusto rotondo con una punta di dolcezza derivante dalla sua miscelazione con il bergamotto. Solitamente viene servito liscio senza ulteriori aggiunte per non intaccarne l'aroma.
Al primo posto dei più apprezzati, comunque, c'è ancora il famoso Darjeeling; tè ideale per il pomeriggio, viene servito liscio o, al massimo, con il limone, ma è assolutamente da evitare il latte.
Molto famoso ed apprezzato è l'Oolong, una varietà di tè speciale, importata in Inghilterra nel 1868, attualmente le maggiori piantagioni si trovano a Taiwan. Il sapore del tè Oolong vien considerato molto elegante e deriva da una particolare mistura di tè neri e tè verdi che gli conferiscono il particolare aroma fruttato.
Un tè entrato di recente nella cultura europea e, bisogna dirlo, aborrito dai puristi di questa scienza di degustazione, è il tè verde, quello della famosa Cerimonia del tè giapponese che si chiama cha no yu, dove, ricordiamo sempre, cha è ancora la parola per .
Il tè verde è estraneo alla cultura europea anche per il suo gusto pungente di erba, ma sta prendendo campo per le sue proprietà ed è molto impiegato da erboristi e nella medicina omeopatica. Personalmente non lo apprezzo granchè, sono più legata al gusto tradizionale.
Oltre a questi, ve ne sono molissime altre varietà entrate nel corso degli anni e dei secoli nella cultura, come l'Orange Pekoe, caratterizzato dal fatto che sia preparato con le ultime due foglie del rametto raccolto.
Oppure il Lemont Scented, una varietà aromatizzata al limone; come questo ne esistono altri insaporiti con spezie (Spiced Tea), oppure frutti di bosco o ancora zenzero, noce moscata, cannella, fiori, peperoncino, menta, ecc.
 
Il tè delle cinque, mito e realtà
Il rituale del tè alle cinque del pomeriggio è sicuramente una delle cose per cui tutti gli anglosassoni sono più famosi nel mondo assieme a Big Ben e alla Regina.

La leggenda vuole che quest'usanza sia stata iniziata da una delle cameriere della Regina Vittoriana, una certa Anna Maria Stanhope, duchessa di Bedford, che a causa del pranzo di fretta che era costretta a consumare a causa dei numerosi impegni della regina, iniziò ad accusare un certo languorino verso le quattro/cinque di pomeriggio; inizialmente chiese alle sue cameriere (era comunque una duchessa) di rubarle in cucina una teiera con del pane o dei dolcini, successivamente, visto che l'usanza veniva comunque praticata abitualmente, chiese anche alle sue amiche di servirsi con lei ed organizzò dei veri e propri riti d'incontro pomeridiani.
Non si sa se questa sia la storia reale del perchè gli inglesi alle cinque hanno un orologio interno che li spinge a consumare tè, le statistiche dicono che il consumo della bevanda sia di un 10% in favore di bevande sintetiche spacciate come naturali (finte tisane piene di conservanti, bevande energetiche, ecc), ma è innegabile che all'ora prestabilita gli uffici e i negozi si svuotino per andare a riempire le sale da tè o le proprie case o a prendere un tè coi colleghi.
 
Come preparare il tè all'inglese
Ecco i passaggi per preparare il tè proprio come fanno i britannici:
  1. L'acqua viene bollita a fuoco medio in un pentolino e poi versata nella teiera.
  2. L'acqua viene fatta girare nella teiera perchè sia riscaldata in tutta la sua forma, quindi versata nuovamente nel pentolino.
  3. Vengono messe nella teiera le foglie libere, nel caso si abbiano a disposizione solo bustine, queste vanno aperte; ricordiamo la dose: 1 cucchiaino per ogni invitato e uno per la teiera.
  4. Viene nuovamente versata l'acqua nella teiera e lasciato il tutto in infusione per diversi minuti, coperto da un tea cosy per preservare il calore senza che si disperda nell'ambiente.
  5. Se si gradisce latte unito al tè, questo può essere aggiunto alla tazza prima che vi sia versata la bevanda
  6. Sopra la tazza viene posizionato un apposito colino da tè, quindi la bevanda viene versata all'interno della tazza con gesti lenti e delicati, ricordiamo che il rituale del tè è bello perchè rilassante, il tè non va mai sorbito di fretta, è contro la sua stessa natura.
  7. La tazza viene quindi consegnata all'ospite.
È sempre buona cosa che la teiera non rimanga vuota dopo aver servito tutti gli ospiti.
Il tè va sorbito con il piattino appoggiato al tavolo, si solleva la tazza verso le labbra, non è la persona che si china; finita la sorsata, la tazzina va riappoggiata, così fino alla fine.
Se non si ha a disposizione un tavolo, il piattino va tenuto in grembo sulle gambe e si procede con lo stesso sistema descritto sopra.
Non si tiene mai la tazza sollevata a mezz'aria a meno che non si stia bevendo, altrimenti va riappoggiata.

Tratto dal web e dal sito Georgiana's Garden

martedì 10 settembre 2013

Giorni di settembre

 
"Tutta la bellezza del mondo ti appartiene,
dal momento stesso in cui entra nei tuoi occhi".
(...)
Sono giorni strani, caldissimi di giorno ma freschi e autunnali al mattino presto e alla sera, quando i profumi di settembre si insinuano dentro casa  mi piace tirare tardi davanti ad una candela alla cannella e ad una tazza di thè speziato...

La vita a volte prende strane svolte, procede per strade secondarie e ti porta sempre da qualche parte, anche quando sembra di essersi persi.
In questo momento non so esattamente dove sto andando, ma ne vale comunque la pena, e questo è ciò che conta.
Una delle cose che in assoluto preferisco dell'autunno è poter riaccendere il forno: il profumo delle mele e della cannella, i piatti caldi per cena... la  cucina, la mia passione infinita.

domenica 8 settembre 2013

Firmate tutti la petizione per esenzione e collocamento mirato per endometriosi

MINISTRO DELLA SALUTE BEATRICE LORENZIN:
ESENZIONE E COLLOCAMENTO MIRATO PER ENDOMETRIOSI
 
Firmate tutti qui su questa pagina web:     IO HO L'ENDOMETRIOSI

L'Endometriosi è già stata inserita dall' INPS nelle tabelle delle patologie invalidanti, ma NON HA NESSUN VALORE SENZA LA FIRMA DEL MINISTRO DELLA SALUTE CHE NE CONSENTA LA PUBBLICAZIONE SULLA GAZZETTA UFFICIALE.
E importante perchè l'endometriosi è una malattia cronica ed invalidante che solo in Italia colpisce più di tre milioni di donne, l'endometriosi è una malattia generata dalla presenza anomala del tessuto che riveste la parete interna dell'utero chiamato endometrio in altri organi come ad esempio ovaie, tube, peritoneo, vagina, intestino, vescica, provocando così cisti, infiammazioni croniche degli organi dove si impiantano questi focolai, cicatrici, aderenze ed in molti casi infertilità. L'ignoranza medica inerente a questa malattia fa si che ognuna di noi impieghi in media dai sei ai dieci anni per ottenere una diagnosi.
Siamo arrivate ad una diagnosi con i seguenti sintomi sopportati e curati accanitamente per diagnosi sbagliate: DOLORI PELVICI CRONICI, CRAMPI ADDOMINALI, DISMENORREA, DOLORI INTERMESTRUALI, DOLORE E SANGUINAMENTE ALLA DEFECAZIONE, DOLORE E SANGUINAMENTO ALLA MINZIONE IN TERMINI TECNICI DISCHEZIA E DISURIA, DIARREA ALTERNATA A COSTIPAZIONE, CICLI ESAGERATAMENTE ABBONDANTI, INFERTILITA, ATROCI FITTE RETTALI.
Purtroppo la maggior parte di noi a causa della più che tardiva diagnosi è giunta alla scoperta dell'endometriosi con organi ormai compromessi e quindi interventi inevitabili: ad esempio resezione vescicale, resezione intestinale, resezione della parete posteriore della vagina, cistoscopia operativa, laparascopia operativa rimozioni di neoformazioni alle ovaie, apertura di cisti ovariche noduli del setto retto vaginale, resezione dei legamenti utero sacrali........... ( del resto io non sono ne un medico ne un ministro della sanità quindi probabilmente ne ho tralasciati molti e me ne scuso).
Le donne affette da Endometriosi, non guariranno, continueranno a subire interventi, ad assumere ormoni ed antidolorifici (toradol ecc ) senza grande giovamento, le visite costano, gli esami urgenti sono sempre di più, le spese farmaceutiche mensili sono ingenti, molte donne non si curano più perchè non riescono a far fronte alle spese.... Il danno psicologico subito da anni e anni di diagnosi errate, ed il tempo ed il denaro perso non ci saranno restituiti da nessuno.
 MA SIAMO MALATE ABBIAMO UNA DIAGNOSI DI MALATTIA CRONICA ED INVALIDANTE, ABBIAMO IL DIRITTO DI POTERCI CURARE!
AIUTATECI A SOSTENERE LA NOSTRA CAUSA....QUESTA MALATTIA COLPISCE QUALSIASI DONNA IN ETA' FERTILE, ANCHE DALLA PRIMA MESTRUZIONE!
AIUTATECI AD OTTENERE I NOSTRI DIRITTI... Dobbiamo seguire un alimentazione particolare, assumere glutine per noi è dannoso ma anche in questo non siamo sostenute. STIAMO CHIEDENDO SOLO IL DIRITTO ALL'ESENZIONE ED IL DIRITTO AL LAVORO.

...e già penso...




Mi piace tanto questo periodo dell’anno, la fine dell’estate secondo me è un momento stupendo. Il caldo afoso lascia il posto a un’aria più fresca e spesso frizzante, la luce si fa più dolce, i colori più morbidi.
Mancano ancora un po’ di giorni al 21 settembre, data ufficiale di inizio autunno, ma già vien voglia di atmosfere più intime e raccolte,   i colori delle foglie cominciano a cambiare per poi virare al giallo, all’arancio e al rosso in mille gradazioni diverse.
Mi piace pensare a un rientro dolce.
Oggi che è una giornata nuvolosa e scura anche se umida, sperando in un temporale notturno viene voglia di un plaid sul divano, a una camminata nel parco quando il vento muove gli alberi, penso a stufati e ragù, a piatti cotti a fuoco lento, al forno che va …

...e già penso al Natale ...
 

domenica 1 settembre 2013

Ciao settembre

 
 
 
Ciao settembre,
la nostalgia riempie il mio cuore.
Questo è il mese adatto a ricominciare, a credere in nuove speranze. Con l'arrivo della prima brezza di fine estate, settembre apre il sipario all'incantevole magia della natura. Vedere rami che imbruniscono e foglie che cadono. Accompagnare con  sguardo rapito una foglia che si stacca dall’albero nel suo ultimo viaggio mi emoziona tantissimo. Seguendo il suo tragitto ondeggiante verso la terra che l’attende per riprendersi ciò che è suo, sento di onorare la sua breve, ma importante esistenza. In primavera ci siamo rallegrati a vedere scoppiare
le gemme in un verde tenerissimo, abbiamo goduto della loro fresca ombra in estate e adesso ci stupiscono e ci salutano con i loro straordinari colori, nel millenario ciclo della vita. La pioggia accompagna i meravigliosi colori che si posano pian piano in un'acqua destinata a prosciugarsi per far spazio all'inverno, la vera prova della natura. Gli odori della terra  riempiono l'aria di fresca tramontana per accompagnare i nostri sogni verso nuove attese. 

mercoledì 28 agosto 2013

La triste realtà: nessuno ti crede...SEI SOLA

 
Com'è dura ammettere la sconfitta. Com'è dura sedersi accanto alla realtà. Dentro bruci di dolore, e nonostante i referti medici lo confermino nessuno ti crede. La gente, le istituzioni, la medicina... diventa superficiale. Ad un certo punto ti siedi in mezzo al silenzio e alla gente che dice che non è così, ti senti il vuoto attorno e fai due conti: SONO SOLA, sola col mio dolore fisico e morale.
Nel cuore della notte non ho altro sfogo che questo mio spazio creato virtualmente. Qui, almeno, posso piangere e sfogare il mio dolore, nessuno me lo censurerà, almeno credo.
Ieri mi sono resa conto che la battaglia che vivo ogni giorno servirà, forse, fra cento anni, ma a me, egoisticamente parlando,  serve ora!
Non ho più voce, non ho più gola per gridare. Vorrei che tutto finisse, così, come per magia, come speravo da piccola, quando mi trovavo nei guai, quando credevo ai cartoni animati e alle serie tv. Unico mio grande rammarico e di far vivere la mia vita d'inferno ai miei cari, a mio marito che adoro e che morirei se dovessi perdere.
Perdere: il verbo giusto per un periodo giusto.
HO PERSO.
Ho perso con la peggiore nemica delle donne: l'Endometriosi.
Ho perso le giornate, le passeggiate che vivevo in passato. Ho perso l'arcobaleno, un tempo sempre presente nei miei occhi. Ho perso il verde delle mie campagne che esploravo in bicicletta. Ho perso il mio diritto al lavoro, mio unico sostentamento. Ho perso gli amici, stanchi di sentirmi lamentare. Ho perso il futuro, dove la mia mente si proiettava a nuove mete, come quei sogni che probabilmente non vedrò mai realizzati, ma che saranno il silenzioso motore di un'intera vita. Un giorno, all'improvviso, non cerchi più le cause, le ragioni, i perchè. Cominci semplicemente a danzare, a vivere e morire in quel silenzio dentro il cuore (...).
Nessuno ti crede, è questa è la realtà. Non te ne importa niente se gli amici, i parenti, i conoscenti lo fanno. Sono le persone che contano alla Nazione che non lo fanno: i politici, i deputati, i dottori... L'Italia va' a rotoli anche perché un malato non viene creduto e viene umiliato. Giustificazioni fredde fanno si che questo Paese esca a testa alta da una dura vergogna. Ed io alla Nazione gli chiedo: "E' sacrificio patriottico avere emorragie, soffrire di dolori cronici ed essere operata ogni tot di tempo? Vivere una vita con una malattia recidivante fa onore alla patria? E' Italia questa, quella che negli uffici pubblici come AUSL e INPS ti umiliano e ti deridono perché pensano sia una malattia immaginaria? E' Italia  questa? Sbatterti i documenti in faccia e liquidarti con un: ...quando avrai la resezione del retto o ti viene un tumore ne riparliamo? E' Italia questa? Umiliare le donne, le tue donne, che tanto hanno fatto per la crescita del Paese?". Mi rivolgo ai Deputati, ai Senatori, ai Ministri, soprattutto al Ministro della Salute, al Presidente della Repubblica, che sono anche loro padri, zii, nonni, dottori: e se fosse accaduto a vostra figlia, vostra madre, vostra moglie? Così la lascerete soffrire? Senza una legge che le tuteli, senza un esenzione di diritto, sola con il suo dolore? Questa è l'Italia?
Sono delusa. Ne vale la pena essere italiani?
Lux
 

domenica 25 agosto 2013

Crociera

 
Ovunque si legga, si racconta, si dice, si afferma che la crociera è il viaggio più bello del mondo…. Cosa posso dire in merito? Io penso che in assoluto non esiste un viaggio e quindi un posto per “più al mondo”. Ogni posto, ogni viaggio è il più bello per chi il mondo vuole conoscere, capire e vivere. Per cui... Per quel che mi riguarda il viaggio in nave è stato un bel viaggio, una bella crociera e sono proprio i suoi particolari scenari che scorrono lenti durante la navigazione a renderla unica, ma ogni angolo di mondo è bello.
Io ne ho fatte ben due e ne farei ancora altre, perché in una sola settimana hai molte tappe e molti luoghi da visitare.
Come ho detto nel post de "I consigli della nonna" voglio fare la zingara! Ormai la mia vocazione l'ho capita quale è. Credevo fosse la pasticceria, lavorare per il sociale... NO! Voglio viaggiare! Voglio vivere la mia vita conoscendo il mondo e non trascurando gli angoli e gli scorci più belli dove viviamo! Il nostro mondo è bellissimo ed io voglio scoprirlo. In fondo cosa mi rimane? Dio mi ha tolto tutto! Ma mi ha lasciato la cosa più preziosa per cui vivo: mio marito! Lui è d'accordo con me sul trascorrere la vita raggiungendo le "Cascate Paradiso" del film UP.

sabato 24 agosto 2013

L'ultima lettera

Questa lettera fu trovata dall'infermiera dell'ospedale sotto il cuscino di un giovane appena deceduto.
"Cara mamma, da alcuni giorni riesco a stare seduto sul letto solo per mezz'ora e per il resto della giornata sono immobilizzato. Il cuore non vuole più battere. Stamattina presto il professore ha detto qualcosa che suonava come 'essere pronto'. Per che cosa? Certo è difficile morire giovani! Devo essere pronto al fatto che all'inizio della settimana sarò un trapassato: e non sono pronto. I dolori scavano in modo quasi insopportabile, ma ciò che mi sembra davvero insopportabile è che non sono pronto.
La cosa peggiore è che, quando guardo il cielo, è buio. Diventa notte, ma non brilla sopra di me nessuna stella nella quale io possa immergere lo sguardo. Mamma, non ho mai pensato a Dio, ma ora sento che esiste ancora qualcosa che non conosciamo, qualcosa di misterioso, un potere nelle cui mani cadiamo, al quale dobbiamo dare delle risposte. E la mia pena è che non so chi è.
Se solo lo conoscessi! Mamma, ricordi come tu, con noi bambini, camminavi nel bosco, nell'oscurità che stava calando, incontro al papà che tornava dal lavoro?
A volte ti correvamo davanti e ci vedevamo improvvisamente soli. Avanzavano dei passi nell'oscuritá: che paura dei passi sconosciuti! Che gioia quando riconoscevamo che quel passo era quello del papà che ci amava. E ora, nella solitudine, sento ancora dei passi che non conosco. Perchè non li conosco?
Mi hai detto come mi devo vestire e come mi devo comportare nella vita, come mangiare, come cavarmela. Ti sei occupata di me e non ti sei stancata di tutta questa preoccupazione.
Ricordo che tu, la notte di Natale, andavi a Messa con i tuoi bambini. Mi ricordo anche della preghiera della sera che qualche volta mi suggerivi. Ci hai sempre indirizzati all'onestà. Ma tutto questo ora per me si scioglie come neve al sole. Perché ci hai parlato di tante cose e non ci hai detto nulla di Gesù Cristo? Perché non mi hai fatto conoscere il suono dei suoi passi, in modo che fossi in grado di accorgermi se è lui che viene da me in quest'ultima notte e nella solitudine della morte? In modo che io sapessi se quello che mi aspetta è un Padre! Come potrei morire in modo diverso...".

"Caro Dio, perché non hai salvato la piccola bambina uccisa nella sua classe?
Distinti saluti, uno studente preoccupato...".
La risposta: "Caro Studente Preoccupato, nelle scuole non mi è permesso entrare. Distinti saluti, Dio".

"Vietato l'ingresso ai cani e a Dio" è il cartello più diffuso oggi.

venerdì 16 agosto 2013

Bisognerebbe seriamente riflettere su quello che pensiamo degli immigrati oggi

 
ITALIANI
«Generalmente sono di piccola statura e di pelle scura.
Molti puzzano perché tengono lo stesso vestito per settimane.
Si costruiscono baracche nelle periferie.
Quando riescono ad avvicinarsi al centro affittano a caro prezzo appartamenti fatiscenti. Si presentano in 2 e cercano una stanza con uso cucina. Dopo pochi giorni diventano 4, 6, 10.
Parlano lingue incomprensibili, forse dialetti. Molti bambini vengono utilizzati per chiedere l'elemosina; spesso davanti alle chiese donne e uomini anziani invocano pietà, con toni lamentosi e petulanti.
Fanno molti figli che faticano a mantenere e sono assai uniti tra di loro. Dicono che siano dediti al furto e, se ostacolati, violenti. Le nostre donne li evitano sia perché poco attraenti e selvatici, sia perché è voce diffusa di stupri consumati quando le donne tornano dal lavoro.
I governanti hanno aperto troppo gli ingressi alle frontiere ma, soprattutto, non hanno saputo selezionare tra coloro che entrano nel paese per lavorare e quelli che pensano di vivere di espedienti o, addirittura, di attività criminali».

Fonte: Relazione dell'Ispettorato per l'immigrazione del Congresso degli Stati Uniti sugli immigrati italiani, ottobre 1919.

Foto: migranti italiani in Alabama 1936

 
 

domenica 28 luglio 2013

Dubrovnik


 
Una città che mi ha stupito. La Croazia è bellissima e mi sono arricchita della sua arte, cultura e folclore. Sono rimasta incantata quando l'ho vista e come souvenir ho preso la classica candela fatta a mano, simbolo del commercio di questa città di mare.
La particolarità di questo posto è la sua spettacolare architettura, rimasta hai tempi del medioevo, con le sue pietre, castello e ponte levatoio. Il suo piccolo porto non consente l'attracco della nave da crociera, troppo grande, è così siamo scesi con le scialuppe, un'esperienza fuori dal comune.
 
 
 
 
Porto molto suggestivo della costa dalmata che, tra isole, insenature, baie e scorci molto pittoreschi, offre una delle panoramiche più deliziose della riviera adriatica di entrambe le sponde. Una città dell'esistenza molto avventurosa che risente in modo impensabili di radici veneziane, che sembrano lontane  e che, compaiono dietro ogni monumento e costruzione.
Porto di Dubrovnik
Basti pensare che il percorso principale che taglia in due la città vecchia  e che assomiglia in modo impressionante a qualunque altro borgo antico italiano, si chiama "Stradun", in veneto. E non è comunque difficile, tra i cognomi dei residenti trovare qualcosa di molto famigliare visto che anche i genovesi qui, hanno lasciato radici interessanti con i propri traffici e commerci.
Venezia fece sentire pesantemente la sua influenza anche nelle vicende storiche: ad ogni successo della Serenissima sull'Adriatico collaborava anche questa parte della costa dalmata che, con la crisi della repubblica marinara subì invece in modo molto pesante l'avvento del dominio turco che per altro, in questa zona, si dimostrò comunque rispettoso di palazzi e costruzioni che ancora oggi risentono del dominio dei San Marco.
Molto evidenti sono anche le tracce religiose, conventi e chiese; gli esempi più clamorosi in tal senso sono gli insediamenti francescani e dominicani che rappresentano anche un patrimonio culturale e artistico conservato e preservato con grande attenzione dai dalmati.
Molto pittoresca la zona collinare che sorge alle spalle di questa città, dedita con intelligenza e con molti investimenti, al turismo, ma anche al commercio, all'industria leggera e alla logistica marittima attraverso il suo scalo che è uno dei più attivi del Mediterraneo.
 

sabato 27 luglio 2013

giovedì 18 luglio 2013

Alla fine andrà tutto bene


Sono giorni freschi nonostante l'estate, compensa molto questo critico periodo che ha colpito tutto il mondo. Ricordo i tempi dove il globo era rapito dalla velocità delle informazioni con i mezzi di comunicazione tecnologici che hanno cambiato le sorti di tutti.
Fa piacere tutto questo cambiamento e si sperava a nuovi posti di lavoro, che all'inizio ci sono stati, ma ora siamo caduti in una crisi spaventosa. Si sperava che con l'arrivo di una moneta unica, l'Euro, ci fosse più aziende che assumevano giovani e non, invece ha creato difficoltà aziendali e i soldi gestiti male hanno provocato la chiusura di quelle aziende che ci credevano, perdendo anche la speranza.
Ma ormai è fatta! Inutile piangere sul latte versato. So che i politici che abbiamo in Italia non sono un ceppo di genio e pensano al loro tornaconto, e pur vero che li abbiamo eletti noi e non possiamo farci niente.
Alla fine andrà tutto bene, sono fiduciosa, il nostro destino non può essere  tutto nero.

martedì 16 luglio 2013

16 Luglio, Madonna del Carmine



Oggi, giorno della Madonna del Carmine, festa della mamma mia. Quante emozioni, quanti sentimenti per questo dì per alcuni comune. Le grazie che mi ha fatto partecipe la mia Madonna sono tante durante  tutta la mia vita.
Sono cresciuta con lei... accanto a lei.
Fin da piccola la mia famiglia seguiva il suo culto.
Seguiamo e rispettiamo ogni sua regola. Sarà per questo che ancora oggi festeggio questo giorno come fosse Natale.
La madonna a ricoperto di grazie me e la mia famiglia sempre e non immaginate la felicità che sento.
Il Fiore del Carmelo è questo, è il seguito ce l'ho consiglia Dio, se avete  fede..
 
 
 
La Storia
La storia della devozione alla Madonna del Carmine ha radici molto lontane nella memoria cristiana, infatti risalirebbe già all’epoca della III crociata (1189-1191).
In quegli anni tra quelli che partivano verso la Terra Santa, alcuni iniziarono a sen
tire l’esigenza di vivere una spiritualità più profonda, secondo il Vangelo, nella preghiera e nella carità. Per questo motivo si ritirarono come eremiti presso il Monte Carmelo, volendo imitare il profeta Elia, il quale stette per un certo tempo in quel luogo ed ebbe una viva esperienza di Dio (secondo i libri dei Re).
Questi eremiti non avevano un preciso fondatore, proprio perché dicevano di rifarsi al profeta, e il loro ideale di vita darà l’impulso iniziale per le prime regole dell’Ordine Carmelitano. Agli inizi del XIII secolo si riuniranno in una forma di vita più comunitaria stimolati da un primo riconoscimento da parte di S. Alberto, patriarca di Gerusalemme. Gli eremiti del Carmelo avevano scelto come patrona e protettrice la Vergine Maria, che pertanto iniziarono a chiamare “Santa Maria del Monte Carmelo”.
Spesso i titoli della Vergine si riferiscono a delle sue azioni (come la Vergine Odegitria di Bari, ovvero “Colei che indica la Via”), a delle qualità (la Vergine Addolorata), a degli atteggiamenti (la Madonna dell’Umiltà, a Prato), a dei titoli (la Regina Apuliae, nel Seminario di Molfetta e patrona della Puglia) o infine a degli eventi storici (la Madonna di Lourdes, in virtù delle apparizioni). Che cosa vuol dire allora il titolo di Vergine del Monte Carmelo o Madonna del Carmine? Il significato e la risposta sono nel nome stesso del monte.
Il Carmelo è una catena montuosa (lunga circa 39km) che nella tradizione biblica è sempre esaltato come il più bello dei monti. Esso è “il giardino fiorito di Dio” come dice il nome stesso “Carmelo”, il quale deriva dall’aramaico “Karmel” cioè “giardino”. Non è un caso che tutti i conventi carmelitani abbiano annesso un giardino e lo stesso dicasi per la nostra Confraternita (con un bel giardino interno) e la Chiesa (che conserva un antico chiostro risalente all’epoca dei padri carmelitani). Il titolo di Madonna del Carmine è dunque uno dei più alti e certamente dei più belli per la Vergine Santa perché è come dire che Lei è la realtà più bella di Dio, colei che di Dio ci vuole raccontare la Bellezza.
Ritornando alla vicenda storica dell’Ordine, aggiungiamo alcuni dati. Nel 1226 l’Ordine Carmelitano riceve la prima approvazione pontificia da Onorio III e dopo questa viene inserito tra gli Ordini mendicanti con le modifiche e le approvazioni di Innocenzo IV nel 1247. Sembra che la “tradizione sabatina” risalente a Giovanni XXII sia un falso storico (il fatto per cui la Madonna porterebbe in Paradiso le anime devote il primo sabato dopo la loro morte), mentre è un fatto importante la rivelazione di Maria a San Simone Stock; questo frate vide in sogno la Vergine che, consegnandogli lo scapolare, promise la salvezza di quanti lo avrebbero indossato con fede.
In pochi anni l’Ordine si diffuse in larga parte d’Europa, uscendo dunque dai confini della Palestina, e prendendo piede specialmente in Spagna, Portogallo e Italia. La storia di Grottaglie ha un forte tratto carmelitano. Alcune fonti fanno risalire l’arrivo dei primi padri carmelitani al 1505. In Puglia vi erano già altri 7 conventi e il loro numero crescerà fino a 25 attorno al 1650. La fraternità di questi monaci fu la prima a raggiungere la terra di Grottaglie e dunque andò a costituire, in ordine cronologico, la seconda delle attuali sette parrocchie. Infatti esisteva già un ben nutrito numero di sacerdoti della Collegiata (la Chiesa Madre) e solo diversi anni dopo verranno i padri Minimi (1536) e i Cappuccini (1546). Per la costruzione del monastero i religiosi poterono beneficiare della donazione del suolo, di alcune case e di una grotta; tutto questo era dono di don Romano de Romano, presbitero della Collegiata.
Nella grotta vi era affrescata una effige della Vergine Maria, nota con il titolo di Madonna della Grotta, la quale testimonia un culto a Maria precedente a quello carmelitano. Tale effige nel corso dei secoli fu spostata nella parte superiore della Chiesa, come testimonia un antico documento, lo Status Conventus (1703) opera di don Paolo D’Alessandro (1659-1744). Quando poi si chiuderà la cripta, si perderà la memoria storica del resto del patrimonio del Carmine; ad esempio rimarranno per secoli nell’oblio gli affreschi di Sant’Apollonia e Santa Caterina d’Alessandria, sepolti fino al 1998 con il resto della cripta. La storia carmelitana di Grottaglie vide nel tempo diversi uomini illustri portare il nome della città fuori dalle sue mura. Oltre ai numerosi capitoli provinciali carmelitani dei sec. XVI e XVII, passò di qui uno dei padri generali, il Fantoni. Il Carmine diede inoltre i natali al p. Antonio Marinaro Senior (1500 ca. - 1580). Questi fu reggente per la provincia di Puglia per 36 anni, lavorò presso la curia romana come Procuratore Generale dell’Ordine e, fatto ancor più prestigioso, fu uno dei teologi del Concilio di Trento. Altro personaggio illustre fu il nipote, il p. Antonio Marinaro Junior (1605-1689). Come lo zio fu molto apprezzato per l’elevata dottrina teologica tanto che fu per tre volte provinciale della provincia romana. Morirà come vescovo titolare di Ostia e Velletri.
Dell’epoca seicentesca ricordiamo anche il p. Maestro Cesare Tripalda, p. Domenico Antonio Basile e Giovanni Stefano Verga. Dell’epoca settecentesca e ottocentesca sono gli altrettanto famosi p. Maestro Francesco Paolo Quaranta, segretario generale dell’Ordine; p. Giovanni De Laurentis, nominato da Benedetto XIII vescovo di Capri; p. Nicola Maria Ricchiuti, primo Priore Generale dell’Ordine in tutta la storia del Mezzogiorno; p. Pietro Antonio Carrieri, filosofo e letterato all’interno della provincia pugliese. Al nostro secolo appartengono invece parecchi sacerdoti ancora operanti nel clero italiano.

Tratto dagli scritti de "La Madonna del Carmine"
 
 
Il Miracolo della Madonna del Carmine a Grottaglie
Grazie al ricordo degli anziani centenari, ancora perfettamente lucidi e coscienti, possiamo rendere testimonianza di un miracolo avvenuto a Grottaglie ad una devota della Vergine del Carmelo, sposa e madre di due figli. Portare lo scapolare, che a Grottaglie viene chiamato abbitinu, è stato sempre per i devoti carmelitani la sintesi efficace di una spiritualità mariana, che non solo alimenta la devozione dei credenti rendendoli sensibili alla presenza amorosa della Vergine nella loro vita, ma anche protezione e salvezza verso tutti i pericoli terreni.
Grottaglie, anno 1910, Corso Garibaldi (oggi Via Garibaldi) allora una delle principali vie del paese. Su un balcone di una abitazione nei pressi dell’ex Farmacia San Ciro una donna gravida all’ottavo mese è affacciata per vedere la gente che transita. Il suo nome: Maria Quaranta, classe 1880, coniugata Annicchiarico e già madre di due figli. E’ alla sua terza gravidanza. Una donna devotissima alla Madonna del Carmine; porta sempre con se l’abbitino di stoffa, come segno di appartenenza alla famiglia carmelitana. La tragedia si consuma in poco tempo; senza alcun preavviso un tratto di balcone cede di colpo per la rottura del pavimento, realizzato in pietra dura come era di consuetudine allora. La signora cade insieme al lastrone di pietra sulla strada da un’altezza di circa sei metri. Tanta gente assiste all’evento; la signora urla e nella disperazione invoca ad alta voce la Vergine dicendo: “Matónna tlu Carmunu méa, aiutami tu”. Stranamente quella donna gravida cade in piedi, come si suol dire, senza rovesciarsi per terra, nonostante il peso del nascituro che aveva in grembo. Non ha un graffio, non si è procurata nemmeno una storta agli arti inferiori, non ha subito alcun danno. Come se avesse planato su una nube adagiandola per terra. Un evento straordinario miracoloso che destò nei presenti meraviglia e nello stesso tempo voglia immediata di pregare e cantare. Alla signora Maria dopo un mese nacque una bambina, sana e bellissima, a cui fu posto il nome di Carmela. Per ringraziare la Vergine quella famiglia fece rifare il pavimento alla cappella della Madonna, dove c’è l’altare privilegiato, sostituito successivamente da lavori di restauro. Quanto descritto non vuole in nessun modo precedere in nulla il giudizio che compete esclusivamente alla Chiesa, ma solo testimonianza di un fatto avvenuto tanti anni fa, che tante generazioni hanno definito un vero miracolo.
Tratto dal sito "Grottagliesità" 

sabato 13 luglio 2013

Il bacio del mare


Ricordate quest'immagine qui accanto?
In questa favolosa foto che ha fatto il giro del mondo e che segna la fine della seconda guerra mondiale, un marinaio bacia la prima donna che gli capita davanti, un'infermiera, in una Times Square di 65 anni fa.
Questo bacio così spontaneo e genuino oggi è diventato realtà.
A Civitavecchia, Steward Johnson, lo stesso scultore che ha realizzato la Marilyn Monroe gigante a Chicago, ha creato una nuova scultura: questa volta si è ispirato proprio alla foto del marinaio e ha plasmato un'opera d'arte meravigliosa.
Alta 9 metri e con un peso di 60 tonnellate, la scultura è stata soprannominata Il bacio del mare e ricorda tanto tutti quei marinai che, prima di ogni missione, lasciano la propria amata, con la speranza di rivedersi dopo qualche mese.


martedì 2 luglio 2013

5 Luglio 2013 - Tavolo Informativo Ipercoop, Taranto



 
Venerdì 5 Luglio, dalle ore 18,00, in collaborazione con l'A.P.E.Onlus, saremo presenti nella Galleria Ipercoop (Centro Commerciale Mongolfiera) per informare e sensibilizzare i cittadini su una patologia molto diffusa e altrettanto sconosciuta: l'ENDOMETRIOSI.

I disturbi riconducibili a questa malattia sono legati al dolore cronico, in particolare durante i rapporti sessuali, il ciclo mestruale e durante l'ovulazione, a ricorrenti coliche intestinali e cistiti, infertilità, mal di testa e a volte acne.

In Italia circa 3 milioni e mezzo di donne in età fertile, (1 donna su 8, per non contare chi ne è affetta inconsapevolmente e chi attende ancora una diagnosi che può giungere anche dopo dieci anni), sono affette da “endometriosi”, malattia complessa originata dalla presenza anomala del tessuto che riveste la parete interna dell’utero, endometrio, in altri organi quali ovaie, tube, peritoneo, vagina, intestino. L’endometriosi è una malattia subdola che se non diagnostica tempestivamente provoca infiammazioni croniche, aderenze ed infertilità. Gli effetti collaterali associati alla malattia impediscono spesso una normale vita sociale, familiare ed anche professionale.

Facciamo un appello a chiunque dovesse riconoscersi nei sintomi, o a chi riconosce un’amica o una parente, a raggiungerci nel giorno indicato, perché per una malattia per cui non esiste una cura definitiva, l’unico modo per arginare i danni è essere informati. La diagnosi precoce può evitare l’infertilità.

Il comitato Taranto LIDER e le volontarie Laura Epifani, Lucia Pinto, Chiara Chiochia e tutte coloro vorranno aiutarci, vi aspettano per un'informazione e una parola di conforto.

mercoledì 26 giugno 2013

Incantevole Venezia


Venezia, la città dell'arte, della malinconia e del prestigio: questo straordinario scenario architettonico si sorregge su un arcipelago d'isolette, separate da una rete di Canali valicati da circa 400 ponti, un tempo di legno, poi sostituiti con altri in pietra, tutti ad arco. Il canale principale, che forma la maggiore arteria cittadina, è il celebre Canal Grande: valicato da tre grandi ponti, che ha la forma di una gigantesca 'S' rovesciata e divide la città in due parti disuguali a loro volta suddivise in sei sestieri: Cannareggio, San Marco e Castello sulla riva sinistra; Santa Croce, San Paolo e Dorsoduro su quella destra del canale. La viabilità acquatica, con gondole, barche, vaporetti, motoscafi, barconi, che fungano da taxi e mezzi di trasporto per persone e merci, prevale decisamente sul sistema di circolazione terrestre, costituite da poche vie principali e da un intrico di "calli", anguste e tortuose, che si sviluppano tra canali, rii, campi (piazze adiacenti alle chiese), campanili e fondamenta (vie che fiancheggiano i canali) che quasi mai sono percorribili con auto o moto. La singolarità dell'ambiente si spiega con la sicurezza che la posizione offriva dagli attacchi del mare e dei nemici: di fatto Venezia fu fondata da alcuni nuclei di profughi di Spina, Andria e Aquileia in seguito alla calata degli Unni nel V secolo d.C. Governata dai "Tribuni marittimi" e poi dal Doge sotto la protezione dell'impero bizantino, nel IX secolo la città divenne un gran porto commerciale, con una funzione di collegamento tra i mercati d'oriente ed occidente attraverso l'Adriatico: ma il suo predominio commerciale  si trasforma ben presto anche in prestigio militare. In pochi anni riuscì a dominare tutte le coste orientali dell'Adriatico spingendosi fino all'Oriente colonizzando territori e assicurandosi mercati di gran rilievo, rivaleggiando sul mare con Genova e le altre repubbliche marinare per affermare il proprio incontrastato dominio. prima i turchi, che scalzarono i veneziani da molte colonie orientali, e poi i fermenti della rivoluzione francese incrinarono questo perfetto governo aristocratico dove commercio e forza militare si sostenevano a vicenda. Nel 1797 una Venezia ormai molto indebolita, è assoggettata dal trattato di Campoformio all'Austria e, solo in seguito, è annessa all'Italia. Il Canal Grande, soprattutto se percorso in battello, offre una rapida visione d'insieme dei palazzi più belli di Venezia: dall'Accademia alla Cà d'Oro, dal Casinò al Palazzo della Biennale, dall'Università alla Chiesa della Salute fino al celeberrimo Ponte di Rialto, per arrivare a piazza San marco, dove il canale si apre e forma un'ampia molto ansa molto ariosa. La piazza, cuore di Venezia e simbolo dei veneziani, è un gioiello architettonico, una delle piazze più belle d'Italia, un miracolo in trachite e pietra d'Istria. Qui si
svolgevano un tempo le cerimonie religiose e civili e le magiche feste del Carnevale. I caffè ed i negozi che la circondano sono tutt'ora un vivace punto d'incontro della città. Di particolare rilievo è la lavorazione del vetro che è prodotta nell'isola di Murano da numerose aziende artigiane, maestre nella produzione di vetro soffiato e cristalli artistici. Molto bella è difficilissima, è la produzione delle così dette "murrine", decorazioni artistiche nelle quali il vetro colorato è soffiato e tagliato all'interno di globi di vetro limpido con grande maestria e straordinaria precisione. D'estremo interesse e poi la produzione dei merletti. Gli specchi veneziani, realizzate con le tecniche antiche, foglia d'argento su una lastra di vetro, arricchiti di cornici, sempre in vetro, dalle forme sinuose, plastiche e svolazzanti, continuano ad essere prodotti in numerosi laboratori artigianali.

sabato 1 giugno 2013

Roma e i Romani



...sul lungo Tevere
Vi ho mai parlato della mia formazione professionale?
Beh, poco importa, perché voglio raccontarti dove mi sono formata: a Roma.

Il bacio del mare

Qui in Puglia, non ci sono molti corsi da seguire, così li ho fatti tutti a Roma...e di Roma me ne sono innamorata.
Non voglio raccontarvi della solita pappardella sul Colosseo, i Fori Imperiali o la Fontana di Trevi, ma voglio raccontarvi della vera Roma e i Romani!


Scorcio di Trastevere




Il primo impatto che ho avuto con questa grande città è stato indimenticabile. Ricordo ancora le palpitazioni quando sono entrata a Termini: la gente t'investiva con la sua fretta e il suo continuare a guardare l'orologio, ho pensato: "Eterni ritardatari?"...come Eterna è la loro città.
 
Cartelli a Trastevere
Cartelli a Trastevere
La carrellata di bar, tavole calde e negozi fanno da contorno alle valigie e i troller che scorrono lungo i corridoi affollati. Poi una lunga e immensa vetrata, altrove Piazza Cinquecento. Da lì comincia la vera Roma: le straordinarie chiese, le fontane e i monumenti storici sono la meta di molti turisti, ma io ho notato un'altra Roma: quella dei Romani, quella di Trastevere, quella della gente buona che incontri sul tram e gli chiedi informazioni, e poi ti salutano e ti dicono: "Ti vengo a trovare" e lo fanno sul serio, perché a loro poco importa che ti conoscono, a loro importa che tu non sia sola e ti senti a tuo agio in questa meraviglia in cui vivono.


Trattoria tipica Trasteverina
Porchetta

E' bella Roma. Sono belli i borghi, gli angoli, le antiche botteghe, i cartelli che appendono per far turismo... questa è Roma... la semplicità la schiettezza di gente che si sente Romana.


Roma è questa...Quella che vedete nelle foto!
 
 

 
Fontana dei borghi
 


Queste sono solo poche foto scattate. Ho preso le più significative e care al mio ricordo. Ho voluto darvi un assaggio invitandovi a non innamorarvi dei grandi monumenti, ma della sua storia, la sua cucina, della gente e la semplicità. 

sabato 11 maggio 2013

Il dolore dell'Endometriosi


Carissime donne,
donne come me...
... donne con Endometriosi...
Ho voluto scrivervi tramite il mio blog perché non c'è la faccio più.
Dopo questa nottata, ancor più faticosa di tutte le altre, ho voluto accendere il computer e raccontarvi quello che sto passando, perché non ho altri punti di sfogo che questo spazio creatomi, perché tal volta la gente non comprende davvero la gravità della malattia, perché spero che le autorità politiche e sanitarie si sensibilizzano e si rendano conto della grande difficoltà che viviamo ogni giorno.
La mia storia la conoscete. Il 7 febbraio 2012 mi sono operata di Endometriosi, IV stadio. Il mio medico ha preferito una struttura specializzata, Lecco, perché in Puglia non ci sono mezzi e strumenti per poter affrontare un intervento così complicato. Grazie alla fiducia che ho riposto il mio medico mi ha salvato dalla terribile condanna della stomia (l'ano artificiale, quello che volgarmente chiamano busta).
Ora, ha distanza di un anno risento gli stessi sintomi, precisamente da fine gennaio che ho continui dolori, emorragie e stanchezza eccessiva, soprattutto quando torno da lavoro.
Il 28 febbraio ho avuto la certezza che l'Endometriosi si è riformata e da poco ho scoperto che si è ramificata in varie parti del corpo... come un anno fa!
Ditemi voi se si può vivere così...
Mi alzo la mattina, ringrazio Dio di avermi dato la forza per farlo, anche se hai passato una notte  difficile, insonne dai dolori, legata a quel letto a cercare posizioni che ti diano refrigerio, a pregare che finisca presto e di addormentarmi perché le gambe e l'addome ti pesano, e la tua pancia è la tortura più insopportabile che puoi avere attaccata al corpo. "Maledetto corpo!" Dici "Un giorno arriverà il momento che ti sostituirò! Per una sera che passi con gli amici il giorno dopo mi riduci una pezza!".
Che fatica non stare bene.
Poi, mi alzo per andare a lavorare, e prego Dio che non succeda nulla che mi dia fastidio. Prego sempre che le cose che farò non siano inerenti al piegarmi in due, a salire scale di continuo, a prendere pesi, a non affaticarmi. Questa è la mia giornata lavorativa: pregare Dio di non affaticarmi troppo perché arrivo così stanca che nemmeno una doccia e una dormita mi rigenera, perché so che mi aspetta una notte di fatica e dolore. Ma nella sventura ho la fortuna di avere colleghi molto umani e comprensivi e mi vietano di prendere pesi e piegarmi più volte. Sono davvero molto fortunata.
Mi alzo per sistemarmi casa, ma i dolori cronici sono insopportabili, e siccome sai che devi affrontare una giornata lavorativa e sai che devi rendere, trascuri il tuo sogno, cioè una casettina confortevole. Ma, sempre grazie a Dio, arriva tuo marito che ti rasserena e ti dice: "Non preoccuparti per casa. Stai a letto, non fare sforzi". Così arrivano i rinforzi, mia madre e mio fratello si occupano di me e della casa.
Che grande dono che ho. E mi chiedo come fanno quelle donne che non hanno nessuno? Che non hanno un lavoro sicuro? Che non hanno un marito comprensivo come il mio? Come fanno?
Ma vi rendete conto di quello che passiamo noi donne quando i focolai si infiammano, e prendiamo solo antidolorifici che dopo sei ore non hanno più effetto?... Vi rendete conto che abbiamo bisogno di aiuto! Aiuto concreto! E non le semplici espressioni buttate al vento? Vi rendete conto?
Alcuni mi chiedono: "Ma come è il dolore dell'Endometriosi?".
Secondo voi è il caso di descriverlo?
Secondo voi è il caso di dirvi il calvario che provo giorno dopo giorno? E' il caso di dirvi di far finta di niente se vedi il sole? E' il caso di dirvi di far finta di essere malata davanti quella gente ignorante, gretta e falsa? E' il caso di dirvi che sei l'ultima della lista quando cerchi aiuto dai medici e dal pronto soccorso incompetente? E il caso di dirvi il dolore psicologico che provo?
Tutto questo non è la descrizione di un dolore di Endometriosi?
Lux